Scrittura creativa e giornalismo: offrire ciò che a tanti studenti interessa
Prospettive di azione e di ricerca scaturite da un insieme di esperienze.
Negli ultimi anni la squadra de “Il Pozzo e l’Arancio” – che con incalcolabile piacere e onore presiedo – è stata più volte reclutata per tenere corsi di scrittura ed espressività a giovani studenti di liceo classico e scientifico. Una sfida che abbiamo volentieri raccolto a portato avanti, realizzando diversi progetti che hanno trovato riscontri pressoché ottimi nei destinatari, tutti volontariamente aderenti.
Ho scelto di scrivere e pubblicare questo contributo anzitutto per condividere l’esperienza mia e dell’associazione culturale “Il Pozzo e l’Arancio” nel settore dei corsi e dei laboratori di scrittura che – in beffa ad assurde definizioni – in ogni caso e in ogni situazione è creativa.
Sì, proprio così. La scrittura è sempre creativa, anche quando si compila una lista della spesa o si imbratta vandalicamente un muro con una frase turpe. La scrittura ha permesso ai testi sacri di essere tali e diffondersi per i continenti; altrettanto ha dato significato a valori monetari o indicato la direzione per un determinato luogo. Va anche detto che da un qualche tempo ormai un po’ tutti afferrano la penna e stendono testi cui impongono a cuor leggero la qualifica di “poesia” o “racconto”; tuttavia di scrivere… si scrive. Compito delle agenzie di istruzione è quello di insegnare agli allievi come meglio scrivere se non altro per facilitare la funzione comunicativa, prioritaria nell’azione della scrittura.
Essendo intervenuto nei vari laboratori di scrittura tenuti da “Il Pozzo e l’Arancio”, ho potuto rilevare alcuni particolari che espongo di seguito. Non ammaestramenti o suggerimenti su come scrivere (di corsi a pagamento e siti web farciti di post al riguardo ce ne sono a bizzeffe in giro) bensì semplicemente un paio di considerazioni e un consiglio su come approcciarsi alla faccenda.
Con riferimento alla mia attività mi sono occupato in tali occasioni della scrittura giornalistica, il cui peso specifico viene spesso fatto ammontare a meno di quello accreditato ad altri generi di scrittura ritenuti più nobili. Nell’esperienza con i ragazzi ho avuto modo di riscontrare anzitutto come molti di loro – soprattutto nel liceo classico – ambiscano a fare i giornalisti pur consci della plumbea crisi che affligge il settore.
Questi ragazzi divorano tanti libri afferenti ai generi più disparati, cui consegue nel 99% dei casi la voglia di mettersi alla prova e scrivere a propria volta; la partecipazione a un paio di numeri annuali di un eventuale giornalino scolastico costituisce nella quasi totalità dei casi l’unico banco di prova per le loro aspirazioni.
Avendo calpestato quella stessa strada ed essendo riuscito ad agguantare un pur minimo risultato qual è quello di praticare la professione giornalistica ho creato un modulo che potesse metterli a contatto con quello che potremmo definire il “maneggiar l’arnese”. Insieme abbiamo cercato anzitutto messo a fuoco cosa sia realmente il giornalismo, quali siano le sue funzioni e soprattutto gli scopi da raggiungere. Dopodiché è necessario trovarsi faccia a faccia con il concreto: fatto di cronaca, simulazione di conferenza stampa e raccolta informazioni sull’accaduto, verifica fonti, redazione pezzo, titolazione e consegna. A lavoro finito ho messo in campo una sorta di collatio: ciascun “giovane reporter” ha letto – e quindi condiviso – il suo prodotto. Questo per il “prototipo”, ovvero articolo per quotidiano, cui ha seguito articolo per giornale telematico, servizio per rivista di attualità e di settore (in questo caso di letteratura). Non sto qui a spiegare la sequenza del resto in quanto non strettamente necessario; tuttavia quello che alla lettura può apparire semplice in realtà è un percorso che pur breve si mostra denso.
Molto spesso nelle scuole si perde tempo a spezzettare e mandare a memoria l’ossatura di un quotidiano o tentare surrogati di tema con modalità di elaborato denominati “articolo di giornale”. Senza dubbio di questo ve n’è bisogno; tale modus agendi rischia però di rivelarsi lacunoso e insufficiente – oltre che molto, molto, molto poco interessante – per degli studenti che magari nutrono interessi particolari per la scrittura giornalistica. Certamente laboratori, progetti e corsi possono indirizzare bene i giovani scrittori o aspiranti tali ma il ruolo dell’istituzione scolastica rimane indispensabile, fondamentale; per questo deve potenziare gli strumenti utili a tale bisogno, magari avvalendosi di consulenze esterne e quindi evitando il nocivo “fai da te”.
Rimane poi protagonista in questo senso la lettura: la quasi totalità dei giovani incontrati nei laboratori – come già detto sopra – legge tantissimo, creandosi così autonomamente e secondo i propri gusti un bagaglio linguistico e contenutistico di buon calibro. Essenzialmente il fermento che regola l’aggiornamento dei programmi ministeriali tiene in debito conto l’ormai onnipresente potenzialità informatica e del web: trascurarne il grado di validità ora non dovrebbe essere nemmeno più contemplabile.
Tirando la somma di quanto considerato emerge come la scrittura (sempre creativa!) di qualsiasi genere riscuota interesse fra gli studenti e dunque necessiti di particolare formazione, sia scolastica che extrascolastica o meglio ancora “superscolastica”, quest’ultima come insieme di specifiche attività tenute in ambito scolastico da esperti (magari giornalisti; di bravi infatti ce sono tanti) anche affiancati dal corpo docente. Sono consapevole che quanto qui auspicato già avviene in alcune realtà; si tratta però di “progetti pilota” la cui fruizione dunque è limitata a poche, fortunate realtà.
Una maggiore cura da parte di chi ha la responsabilità degli studenti e la disponibilità di professionisti ed esperti (perché no: anche tramite volontariato) potrebbe dare maggiori occasioni e opportunità a tanti potenziali e futuri “scrittori”.
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