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Nel segno dei migranti, il primo movimento della Kater i Rades

Cultura

Scritto da il 24 Marzo 2012 - 17:50

Ad un anno di distanza dalla vicenda della tendopoli degli immigrati tra Oria e Manduria, nel segno e nel ricordo di questo avvenimento Giuseppe Vitale, artista oritano, rammenta l’episodio che ha attraversato la sua vita e lo ha spinto ad occuparsi, insieme ad un gruppo di artisti, del naufragio della Kater i Rades, la motovedetta albanese speronata al largo di Brindisi in quella che è rimasta nella storia la strage del Venerdì Santo nel marzo del 1997. L’appuntamento è per il 28 marzo 2012 a Brindisi per la commemorazione delle vittime della strage alle 17 e 30 e per le repliche del racconto alle 18 e 30 e alle 20 e 30.

Un anno fa veniva allestita la tendopoli tra Oria e Manduria per ospitare gli immigrati, per lo più tunisini, smistati da Lampedusa. In città partiva in modo spontaneo un gruppo di ragazzi che dava vita alla straordinaria esperienza di accoglienza e solidarietà che è stata Filia Mundi. Accanto ad esso altri gruppi e altri volontari, tra cui Emergency, giungevano da più parti della Regione Puglia. Oria vive dei giorni nella sua storia che sembrano ricordare antichi esodi e altri passaggi storici in un posto che da sempre è stato crocevia di genti. Ma non tutti sono d’accordo con questa vocazione e pian piano iniziano le polemiche, gli episodi di xenofobia che fanno il giro di diverse televisioni nazionali e non solo, le rivolte degli immigrati per le condizioni in cui sono costretti a vivere. Alcune associazioni tra cui Finis Terrae provano a denunciarle ma le istituzioni locali poco o nulla possono rispetto ad una decisione del governo italiano. La tensione è al culmine quando il 16 aprile 2011 uno dei tanti tunisini che raggiungeva a piedi la tendopoli, qualche chilometro fuori dall’abitato, viene investito da un’automobile e muore. Il cadavere nelle cronache, purtroppo, resta senza nome ma i quotidiani parlano di tragedia annunciata.

Qualcosa di simile accadde nel 1997, il 28 marzo, quando ci fu un’altra tragedia annunciata: lo speronamento della motovedetta albanese Kater i Rades, al largo di Brindisi, da parte della corvetta della marina militare italiana battezzata Sibilla. Subito diventò la strage del venerdì santo che mise sotto accusa il pugno di ferro voluto dal primo governo Prodi nei confronti dei profughi albanesi. Per saperne di più su questa vicenda dell’immigrazione albanese in Italia può consultare le pagine web all’indirizzo sites.google.com/site/katerirades/. Nella primavera del 2011 ero impegnato nell’allestimento del Macbeth di W. Shakespeare da parte del regista Enzo Toma presso la residenza dei Teatri Abitati di Torre Santa Susanna ma quando le prove me lo permettevano mi recavo a dare una mano presso la stazione ferroviaria di Oria, nel frattempo divenuta il principale luogo di incontro e di assistenza per tutte le necessità degli africani del campo. Un modestissimo contributo il mio in termini di impegno e di tempo, rispetto a volontari che sono tornati persino dalle loro città di studio universitario per dare manforte ad una cittadina che nulla o quasi riusciva a fare a livello istituzionale, anche per la vacanza della giunta comunale. La solidarietà di quei giorni di mediatori culturali, volontari, persone che hanno donato quello che hanno potuto alle migliaia di tunisini (e non solo) ricorda la grande generosità mostrata da Brindisi e provincia durante l’esodo degli albanesi nel 1991. L’altro lato della medaglia sono però state la vergogna delle ronde cittadine e la richiesta di controlli anti-droga e anti-terrorismo.

Nel ricordo e nel segno di questi avvenimenti della recentissima storia della nostra comunità mi trovo coinvolto come attore, narratore, ricercatore di informazioni e notizie nel racconto sul naufragio della Kater i Rades, a cui ho fatto cenno prima. Dopo il libro di Alessandro Leogrande che racconta appunto il naufragio della motovedetta albanese e dopo il monumento ad Otranto, L’Approdo, che vi è stato dedicato è giunto il momento per Kater I Rades via crucis per un venerdì santo, primo movimento di Francesco Niccolini con la regia di Fabrizio Pugliese. In scena: Giuseppe Vitale, Luana Pirelli, Cristina Belgioiso, Laura Giannoccaro, Emanuele De Matteis e Fabrizio Pugliese. Dietro le quinte: Antonella Zellino, Annamaria Mita, Emanuele Amoruso, Simonetta Dellomonaco, Paolo Mongelli, Daniele Guadalupi, Francesca Vetrano e Luigi D’Elia. L’appuntamento è per il 28 marzo 2012 a Brindisi, presso la casa del turista (non distante dalla capitaneria di porto e dall’Hotel Internazionale, sul lungomare Regina Margherita) per la commemorazione delle vittime della strage alle 17 e 30 a cura dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi e delle Associazioni e Reti Antirazziste e per le repliche del racconto alle 18 e 30 e alle 20 e 30.Il giorno dopo 29 marzo, poi, a San Vito dei Normanni alle ore 11:00 al Teatro Melacca la replica per i ragazzi delle Scuole Superiori. E’ obbligatoria la prenotazione per lo spettacolo al 331 3477311.

Altri eventi nel 1997 mi distrassero dalla notizia della strage del venerdì santo nei mesi successivi allo speronamento. A livello familiare perché persi mio fratello per un incidente stradale nel 1997 e poi arrivò un altro incidente stradale che ipnotizzò tutto il mondo, quello di Lady Diana. Quindi il workshop a cui ho partecipato dal gennaio di quest’anno e il racconto che mi vede coinvolto è un modo per recuperare un pezzetto di storia collettiva, di immergermi con altri occhi nelle acque di un 1997 che con la sua politica di respingimenti diventarono torbide e si colorarono del sangue delle 81 vittime, in gran parte donne e bambini, della Kater i Rades.

Giuseppe Vitale
www.giuseppevitale.it
email: giuseppev@gmail.com
cellulare: 320 0422825

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