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Oria: importanti scoperte archeologiche al 52° Convegno Internazionale sulla Magna Grecia

Cultura

Scritto da il 8 Ottobre 2012 - 15:22

Nel corso dei lavori di ristrutturazione di alcuni ambienti dell’Episcopio di Oria, un centro messapico ubicato tra Brindisi e Taranto, la Soprintendenza archeologica di Taranto ha portato alla luce significativi resti di un imponente edificio di epoca alto-ellenistica. I risultati sono stati presentati di recente. Lo studio ha visto impegnato l’Ibam-Cnr.

Nel 2011, nel corso dei lavori di ristrutturazione di alcuni ambienti dell’Episcopio di Oria, un centro messapico ubicato tra Brindisi e Taranto, la Soprintendenza Archeologica di Taranto ha portato alla luce significativi resti di un imponente edificio di epoca alto-ellenistica, tra cui quelli di un mosaico policromo a ciottoli raffigurante l’assalto di un leone a un cervide, che non trova confronti in nessun centro antico dell’Italia meridionale o della Sicilia.

Lo studio, multidisciplinare, dell’eccezionale monumento ha visto impegnati M.Teresa Giannotta e G. Quarta dell’Istituto per i Beni archeologici e monumentali del CNR, sede di Lecce, A. Cocchiaro e L. Masiello della Soprintendenza Archeologica di Taranto e M. Lombardo dell’Università del Salento. I risultati sono stati presentati al Colloquio Internazionale dell’AIEMA (Associazione Internazionale per lo Studio del Mosaico Antico) e hanno avuto una vasta eco nel corso del 52° Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia, svoltosi nei giorni scorsi a Taranto.

Nel primo ellenismo nessun’altra testimonianza di orizzonte ‘coloniale’ raggiunge la finezza e l’alto livello dei mosaici a ciottoli attestati in Grecia e in Epiro, né di quelli ritrovati a Pella, capitale del regno macedone. Il mosaico di Oria, realizzato con materiali d’importazione, si inserisce, invece, pienamente in quella tradizione figurativa, trovando significativi confronti, anche per la scelta del tema iconografico, nei mosaici a ciottoli policromi di Eretria, Pella, Atene e Corinto. Sulla base dei confronti tecnico-stilistici e iconografici, è stato possibile avanzare l’ipotesi di una datazione nell’ultimo trentennio del IV secolo a.C. e di una sua realizzazione da parte di artisti di formazione greca. L’insieme dei rinvenimenti nell’area acropolica permette di ipotizzare che la realizzazione dell’ambiente mosaicato sia da inquadrare in un intervento edilizio di portata notevole, con ricorso anche a maestranze greche, databile nell’ultimo trentennio del IV sec. a.C. Tale datazione appare congruente con quanto sappiamo della vicenda storica dei rapporti tra i Messapi e i Greci, che conosce un’importante svolta positiva con il trattato di pace e amicizia stipulato poco prima del 330 a.C., al tempo della spedizione in Italia di Alessandro il Molosso, re dell’Epiro e zio di Alessandro Magno. A tale evento fanno seguito diversi decenni di prosperità e di stretti rapporti economici e culturali, ma anche di cooperazione politica dei Messapi con Taranto e i ‘Condottieri’ greci chiamati dalla città a difesa dalle aggressioni romane, Cleonimo prima e Pirro poi.

L’ intervento edilizio testimoniato dai rinvenimenti oritani, con la costruzione nell’area acropolica di Oria, di un edificio monumentale comprendente ambienti dotati di raffinati rivestimenti parietali e pavimentazioni musive, rinvia all’esistenza, nel centro messapico, di istanze socio-politiche e socio-economiche di livello elevato, dotate di rapporti e legami forti con omologhi ambienti greci e in grado di attivarli per la sua realizzazione.

Un edificio che si può proporre, seppur con cautela, di identificare come il basìleion di cui serba memoria il Geografo di età augustea Strabone, quando, nella sua descrizione della Messapia, fa menzione di Oria aggiungendo che in essa “ancora oggi si mostra la reggia (basileion) di uno dei dinasti” .

Tratto dal sito del CNR.

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