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Oria: Ardito e Patisso assolti anche in Corte d’Appello

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Scritto da il 3 Novembre 2011 - 19:31

Leonzio Patisso

La Corte di Appello di Lecce (Presidente Conte) ha confermato la sentenza del Tribunale di Brindisi (Presidente Perna) con la quale venivano assolti nel marzo 2009, perché il fatto non sussiste, il Sindaco Sergio Ardito, il funzionario comunale Leonzio Patisso, il Vigile Urbano Gilberto Conte ed altri 12 tra consiglieri ed impiegati del Comune di Oria.

La necessità di confermare in appello la sentenza di assoluzione del tribunale, con la formula più ampia prevista dall’ordinamento, era così evidente che non è stata applicata neppure la prescrizione dei reati intervenuta nel frattempo ed invocata dalla stessa pubblica accusa in udienza.

Leonzio Patisso, già responsabile dei servizi istituzionali del Comune e braccio destro del Sindaco Sergio Ardito, veniva arrestato il 1 luglio 2003 e dopo tre giorni in carcere aveva trascorso sei mesi agli arresti domiciliari e gli era stato imposto persino l’obbligo di dimorare fuori da Oria subito dopo il periodo massimo di carcerazione preventiva al pari di un pericoloso delinquente doveva essere esiliato dal suo paese per non mettervi più piede soprattutto tra gli uffici del Comune rimanendo sospeso dal servizio e senza stipendio per tre anni e 10 mesi.

La moglie Lorenza Conte già Presidente del Consiglio Comunale di Oria e capogruppo dei Ds era stata costretta a dimettersi nel luglio 2003 dopo l’arresto del marito e del fratello vigile urbano

Gilberto Conte, difeso dall’Avv. Pasquale Fistetti e Roberto Palmisano difensore anche del Patisso, era accusato di Peculato per avere utilizzato il telefono del servizio di assistenza anziani, dove era stato trasferito con provvedimento punitivo, nel giugno-luglio 2002 per fare alcune telefonate private (quantificate in 14 euro dalla difesa) mentre invece Leonzio Patisso era accusato, in ben 11 capi di imputazione, di abuso d’ufficio, falso e peculato per l’acquisto nel 2001 dell’autovettura del servizio di assistenza anziani, nella gestioni dei telefonini assegnati ai dipendenti e amministratori comunali e per avere recuperato nel 2000 una Fiat multipla del servizio di Assistenza Anziani sinistrata in seguito ad una missione a Vienna dell’ Assessore Caramia, del Consigliere Nicola D’Ippolito e dell’allora Sindaco Dott. Sergio Ardito.

Il peculato era stato invece ipotizzato a carico di Leonzio Patisso, Sergio Ardito e altri amministratori e dipendenti comunali per l’utilizzo dei telefonini wind (Caramia Giovanni, . Pinto Luigi, Mastrogiovanni Oronzo, Denuzzo Mario e Caramia Giovanni) tutti difesi dall’Avv. Roberto Palmisano, Galeone Angelo con l’Avv. Antonio Almiento, Muscogiuri Marco con l’Avv. Mariagrazia Iacovazzi, Pagano Pasquale e Re Giuseppe con l’Avv. Pietrantonio Denuzzo, Carone Emanuele con l’Avv. Francesco Nigro Sindaco di Villa Castelli, ed infine imputati di ricettazione Massa Giovanni con l’Avv. Pasquale Annicchiarico e Patisso Cosimo (Gimson) con l’Avv. Giovanni Pomarico per i quali la sentenza del 2009 era divenuta esecutiva perché non impugnata dal Prociratore Procuratore Generale di Lecce.

Il collegio di difesa degli imputati con copiosa documentazione e articolate indagini difensive ha dimostrato l’assoluta insussistenza delle accuse elevate anche a carico di Sergio Ardito sindaco dell’epoca, poiché il costo dei telefonini in dotazione era completamente a carico degli utilizzatori, comprese le telefonate di servizio, l’invito per l’acquisto della autovettura per il servizio anziani era stato rivolto a tre concessionari e non a una come sostenuto dall’accusa e, soprattutto, la missione a Vienna non era un viaggio di piacere ma istituzionale fatto d’intesa con la Pro-Loco e su invito dell’Enit (Ente Nazionale per il Turismo)

Nel corso del dibattimento è emersa anche l’anomalia e la strumentalizzazione a fini politici della indagine, scaturita dalla iniziativa dell’allora Comandante dei Vigili Urbani Emilio Guido cui era stato affidato il compito, con precise direttive scritte dell’allora Sindaco Cosimo Moretto, depositate in udienza, per ricercare e denunciare presunti reati della passata amministrazione del Sindaco Sergio Ardito uscita sconfitta dalle elezioni del 2001.

Ciò aveva comportato l’instaurarsi di un infinito contenzioso tra il Patisso Leonzio (dirigente sindacale che aveva denunciato l’assoluta illegittimità dell’incarico all’allora Comandante Emilio Guido, la di lui moglie Lorenza Conte, allora capogruppo dei Ds che aveva presentato numerose interpellanza per sostenere la necessità della laurea richiesta dal regolamento per una nomina esterna e lo stesso Guido Emilio che aveva reagito con decine e decine di denunce ed iniziative giudiziarie (tutte archiviate) contro il coniugi Patisso-Conte.

A sua volta il Guido Emilio nel giugno 2006 era stato condannato a due mesi di reclusione per abuso d’ufficio nei confronti del Patisso Leonzio (sentenza poi riformata in appello dalla stessa Corte che ieri, non accogliendo il ricorso della pubblica accusa, ha mandato tutti assolti ponendo fine ad una pagina pietosa per la Città di Oria, determinata dal Sindaco Moretto ma che, inevitabilmente, comporterà per le casse comunali un notevole esborso di denaro pubblico in sede di rimborso delle spese legali previsto dalla legge (si parla di centinaia di milioni di oneri di difesa).

Leonzio Patisso nel ringraziare i suoi avvocati (Roberto Palmisano, Pasquale Fistetti e Angelo Orofalo nel frattempo deceduto in seguito ad un incidente stradale nel maggio 2006) che con lui hanno condiviso quasi dieci anni di udienze ha voluto ricordare una frase di Ninuzzo Scopelliti Procuratore Generale assassinato dalla mafia nel 1991:«Il giudice è quindi solo, solo con le menzogne cui ha creduto, le verità che gli sono sfuggite, solo col pianto di un innocente e con la perfidia e la protervia dei malvagi. Ma il buon giudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso..»

Comunicato stampa Leonzio Patisso

Oria: Ardito e Patisso assolti anche in Corte d’Appello

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