Ceglie Messapica: la Prefettura gli toglie la patente, ma il giudice gliela ridà

La Legge dovrebbe tutelare la Società. Ma spesso, con i suoi formalismi, finisce per agevolare chi contravviene alle norme più basilari della civile convivenza.

Capita così che a Ceglie Messapica un Giudice di Pace disponga l’annullamento di un provvedimento di sospensione di patente emesso dalla Prefettura ai danni di un automobilista che presumibilmente guidava sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

Alla base della decisione a favore del ventinovenne cegliese, un vizio di forma. Un errore legato al dirigente della prefettura (un vice prefetto, mica l’ultimo arrivato) che ha vidimato il provvedimento e che, secondo il parere del giudice, non aveva il diritto di farlo.

L’Ufficio Territoriale del Governo ora dovrà pagare persino le spese giudiziarie, pari a 500 euro.

«Questo ufficio, pur rispettando la sentenza, si riserva di presentare appello facendo valere fondate motivazioni giuridiche a sostegno della legittimità del decreto annullato. – Scrive in un comunicato la prefettura – A prescindere dall’esito giudiziario della vicenda, a garanzia della serenità dei cittadini, si ribadisce che l’azione della Prefettura continuerà ad essere ferma e determinata nei confronti di coloro che, con la propria condotta di guida, mettano a repentaglio l’incolumità e la sicurezza delle persone».

Una sentenza forse aderente alle pregresse decisioni della Cassazione, alla burocrazia, alla forma. Ma non Giusta, non nel senso più profondo del termine.
Nel riportare fatti di cronaca legati ad incidenti stradali purtroppo non ci è mai capitato di raccontare similmente di “un vizio di forma” che abbia consentito la restituzione di una vita umana. Ma, ahinoi, questa è sostanza.

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