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San Vito dei Normanni: “Mistero Salentino, storie di santi, di matti e di gatti” di Giuseppe Vitale

Eventi

Scritto da il 9 Agosto 2011 - 14:27

Mistero Salentino, storie di santi, di matti e di gatti, di e con Giuseppe Vitale, per Rezzica a San Vito dei Normanni.
Torna lo spettacolo di cunti e culacchi, dopo essere stato
uno degli eventi della mostra personale di Romano Buratti.

Appuntamento il 13 Agosto alle ore 21 nella Piazzetta dell’Arciprete.

Il morso della taranta a volte non riusciva ad essere curato attraverso le ispezioni musicali dei vari musicanti che venivano chiamati a casa dei pizzicati. A volte accadeva che la musica non fosse di alcun aiuto e addirittura i suonatori venissero invitati ad andarsene. E’ il caso, ad esempio, di Filomena, così come ce lo riferisce Ernesto De Martino in La terra del rimorso (Il Saggiatore), che “non era stata morsa da una taranta ‘ballerina’ o ‘canterina’ o ‘libertina’ e perciò non ballava, non si sentiva stimolata da canti gai, non si abbandonava a mimiche lascive: si trattava solo di una taranta ‘triste e muta’, che disdegnava il ritmo della tarantella e che induceva nella sua vittima una disposizione d’animo melanconica, al più esprimibile con una lamentazione funebre”. Questo genere di tarantati non traevano alcun beneficio dalle tammorre e dagli altri strumenti musicali, non riuscivano a trovare il ritmo giusto e non si sentivano stimolati dai colori. De Martino dedica il terzo capitolo della sua ricerca ai casi di “simbolo non operante”. C’erano casi di tarantati che erano fuori tempo rispetto al ritmo della taranta, che gettavano via i nastri e gli stracci colorati, che gettavano via con stizza le immagini dei santi Pietro e Paolo. E’ il caso, ad esempio, di Michele, pescatore di diciotto anni di Nardò. Si trattava per lo più di casi maschili. Bisogna ricordare, tra l’altro, che il tarantismo non fu un fenomeno che riguardava solo le donne, visti i numerosi casi di tarantati maschi.

Il cattolicesimo ha cercato di incanalare questo fenomeno pagano come è accaduto in tanti altri casi. De Martino stesso assiste il 28 e il 29 giugno del 1959 a ciò che avviene nella cappella di San Paolo con alcuni tarantati che si volle curare senza esorcismo musicale, coreutico, cromatico. Quel che l’equipe di ricercatori vede viene descritto in termini di “caleidoscopio in frantumi”: “inerti abbandoni al suolo, agitazioni psicomotorie incontrollate, atteggiamenti di depressione ansiosa, scatti di furore aggressivo, e ancora archi isterici, lenti spostamenti strisciando sul dorso” ecc. In simili occasioni alcuni tarantati agitavano i pugni contro il portone, contro le immagini sacre, salivano sui tabernacoli e si lasciavano andare ad atti di isteria. Altri pizzicati ancora davano vita a delle vere e proprie rappresentazioni sceniche. Siamo quindi nel carnevale delle società di anciéne regime, il carnevale del mondo alla rovescia. E’ in un contesto come questo che nascono i culacchi: “racconti satirici salentini, a volte di spirito anticlericale, che hanno origine nella notte dei tempi, e che ricordano tanti gli episodi dell’Aretino, del Rabelais o del Bandello” (quinta di copertina di Lu nanni orcu, raccolta curata da Alfredo Romano per Besa).

Cunti e culacchi dello spettacolo Mistero salentino, storie di santi, di matti e di gatti sono dunque espressione della pizzica “triste e muta”, segno di una taranta diversa, che trova solo nella narrazione orale la sua cura, la sua via di sfogo, quella verità che Marianna di Anguillara Sabazia, la nonna di Ascanio Celestini, o Mimina di Ceglie Messapica, la nonna di Giuseppe Vitale, o le altre nonne del salento conoscevano bene e raccontavano ad altre donne e ragazzini. Mistero Salentino è una raccolta di cunti, culacchi, filastrocche, poesie delle tradizioni popolari non solo salentina ma anche dell’area barese e messapica. Il titolo riprende il ben più noto Mistero Buffo di Dario Fo da cui l’attore Vitale recita una delle giullarate: la giullarata del matto e della morte. Il sottotiolo dello spettacolo è Storie di santi, di matti e di gatti perché sono questi i principali protagonisti delle storie che vengono raccontate: da San Pietro ai santi anargiri Cosimo e Damiano, dal matto della giullarata alla morte, dalla gatta Cummari Furmiculecchia (in origine una formica) al topo Cumpari Surgicchiu. La scaletta e le storie vengono però variate di spettacolo in spettacolo. Per Rezzica, la manifestazione di san Vito dei Normanni di cui quest’anno Mistero Salentino fa parte, Giuseppe Vitale dedicherà, ad esempio, alcune rime d’iniziazione proprio alla manifestazione, agli organizzatori e alla città di San Vito dei Normanni che lo ha visto spesso negli ultimi mesi frequentare il teatro Melacca e l’ex Fadda al seguito di Enzo Toma insieme ai cui allievi ha portato in scena Più leggero di un suspir lo scorso 19 luglio 2011. In precedenza Mistero Salentino è già stato rappresentato a San Vito dei Normanni come uno degli eventi della mostra personale di Romano Buratti.

Giuseppe Vitale si sente “born (nato n.d.a) in Tarantopoli”: una sorta di unica megalopoli tra Taranto e Napoli, i cui vicoli, le cui strade, i cui palazzi, la cui gente cerca di frequentare ogni volta che può, per seguire un sempre più forte istinto, un richiamo della foresta perché per una intera vita precedente ne è rimasto estraneo, ma le radici lo riportano alla Grande Madre, a succhiare i seni di Mar Piccolo e Mar Grande a Taranto o a lasciarsi cullare sopra Castello dell’Ovo a Napoli. Oltre ad essere stato impegnato al cinema con Sergio Rubini e Paolo Bianchini, per anni è stato impegnato in spettacoli d’improvvisazione teatrale e di recente in spettacoli di prosa. Durante la prossima stagione televisiva lo vedremo nel ruolo di Carrisi, il bidello corrotto di Musica Silenziosa, miniserie Casanova in sei puntate che dovrebbe andare in onda sui Rai Uno. Maggiori informazioni su di lui nel sito web www.giuseppevitale.it

L’appuntamento con Mistero Salentino è durante la manifestazione di Rezzica a San Vito dei Normanni nella Piazzetta dell’Arciprete alle ore 21. Lo spettacolo sarà intervallato dalle danze dello spettacolo Danzare d’amore.

San Vito dei Normanni: “Mistero Salentino, storie di santi, di matti e di gatti” di Giuseppe Vitale

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