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PD Oria: Carone si dimette da coordinatore

Politica

Scritto da il 25 Settembre 2010 - 12:46

Partito Democratico (PD) di Oria

Ritengo di non rappresentare l’intero Partito Democratico di Oria e per questo rassegno le mie immediate e irrevocabili dimissioni da coordinatore cittadino.

Nel congresso cittadino del 13.12.2009 avevo illustrato e dettato le linee programmatiche del mio mandato che erano state votate e accolte con favore dall’unanimità del partito, unanimità che è andata via via dissolvendosi.

Bene, l’unanimità di facciata non serve allo svolgimento del mio incarico e non serve al PD, perché se è vero che essa non può e non deve certamente impedire il dibattito e la riflessione interna, è pur vero che consiglierebbe una maggiore coerenza per avere condiviso e approvato senza riserve la linea politica congressuale e una decisa, convinta e aperta partecipazione all’azione, alle iniziative e alla vita del partito stesso.

Partecipazione che è fatta di proposte, di iniziative, anche di critiche, ovviamente, che andrebbero tuttavia trattate nella sedi istituzionali del direttivo cittadino o dell’assemblea degli iscritti, non diramate dalla poltroncina di un bar o malcelate dalla partecipazione attiva ad iniziative estranee, sconosciute o non condivise dal partito ovvero diramate ai quattro venti in comunicati personali ma impegnativi.

Non si può lavorare tra l’assordante silenzio di diversi esponenti i quali, invece di far sentire la propria, anche autorevole, voce hanno preferito disertare il direttivo cittadino di cui fanno parte, né si può lavorare con una parte considerevole e considerata del partito che continua ad esprimere la propria posizione e le proprie idee all’esterno del partito, senza alcuna forma di condivisione e di partecipazione del direttivo cittadino, di cui pure taluno fa parte, e con la sistematica esclusione del sottoscritto.

Il PD avrebbe invece bisogno di conoscere finalmente la condivisione, di superare le divisioni, di abbandonare i personalismi e le invidie, di costruire un dialogo e un confronto diretto con la Città e per fare ciò avrebbe bisogno di un gruppo dirigente che insieme e per il bene della Città si ascolta e si fa ascoltare.

Questo era nelle linee programmatiche offerte dal sottoscritto al congresso ed era perciò che l’esito del congresso del 13.12.2009 sembrava il viatico migliore possibile.

Ma non perché aveva visto la mia elezione, ma perché aveva trovato quella condivisione, che con il senno di poi devo amaramente constatare di facciata, che poteva essere il primo passo dell’apertura del partito all’esterno e ad una sempre maggiore partecipazione alla sua vita e alle sue decisioni.

Avremo forse una diversa idea di fare politica? Ebbene, questo giustificherebbe di per sé solo le mie dimissioni, per evitare che il PD si trascini ancora nell’ambiguità, guidato da un coordinatore che non lo rappresenta tutto.

Il problema riguarda la mia persona o le mie capacità? Si poteva dirlo prima, evitando di far parlare di un partito che non si riconosce nel suo leader.

Una cosa vorrei aggiungerla però: alle elezioni del 2006 ho partecipato con spirito di servizio e mettendo a disposizione del centro sinistra la mia persona, cosa che non avrei fatto con il senno di poi e con la maturazione e la consapevolezza che lo svolgimento del lavoro di consigliere comunale mi hanno dato, offrendomi la chance di comprendere meglio e più approfonditamente persone, rapporti e dinamiche grazie alla conoscenza delle quali maturare la tempestiva percezione che avrebbe dovuto consigliare una scelta diversa.
Ma quella sfida l’ho voluta e l’ho accettata, mettendo in discussione il mio stesso futuro, senza mai chiedere nulla in cambio, a nessuno, né prima né dopo le elezioni, perse dal centro sinistra anche per responsabilità del candidato sindaco, è ovvio, ma non solo del candidato sindaco, e mi pare altrettanto ovvio.

Ebbene, il contributo che volevo dare al PD, confidando anche nel bagaglio di esperienze maturate, ma anche nella espressa volontà e nell’entusiasmo di tanti amici che mi hanno proposto e spinto e convinto, quasi con la forza, ad accettare, ed in alcuni dei quali ho riscoperto amicizia, fiducia e stima, era quello per la costruzione di un partito vero, diverso, animato dalla voglia di discutere e di fare, per il bene dei nostri cittadini e per la costruzione di una alternativa di governo della Città che merita finalmente la possibilità di costruirsi il proprio destino.

Ho trovato invece vecchie ruggini, antiche diffidenze che impediscono di lavorare insieme per un partito diverso, per un partito migliore, affidabile per gli alleati e credibile per la Città.

Ho verificato che i vizi che possono trovarsi nel dibattito nazionale, in quello regionale, in quello provinciale sono i vizi di un partito in cui gruppi di pressione e di interesse fanno di tutto per portarlo o lasciarlo nelle sabbie mobili dell’incertezza e dell’immobilismo, perché non possa decidere e resti facile preda di chi le cose non vuole cambiarle davvero, preferendo la conservazione dello status quo e utilizzandolo come trampolino di lancio delle proprie ambizioni o per coltivare deleterie nostalgie dei bei tempi andati.
Il partito democratico doveva essere, a rischio del fallimento del progetto e delle speranze che portava in nuce, un partito nuovo e diverso, è rimasto un partito di tanti conservatori e di tanti opportunisti: la maggior parte, invece, di chi vi ha creduto è rimasta delusa!

Nessuno ha ripensato le proprie categorie culturali, quasi nessuno ha messo a disposizione di tutti la propria grande esperienza politica e amministrativa, facendosene invece custode geloso, nessuno ha creduto e lasciato spazio ai giovani e alle nuove generazioni per fare in modo che la nuova società potesse essere aiutata e guidata con più attenzione per il futuro invece che con la testa al passato.

Ho accettato il gravoso compito di coordinatore cittadino liberamente, per costruire, per condividere, per allargare la partecipazione e la condivisione di un progetto politico nuovo e rinnovato: liberamente ritengo che questo compito non possa essere più portato avanti, almeno da me.

Avv. Tommaso Carone

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