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Oria: quando al posto dei rioni c’erano le decurie

Cultura

Scritto da il 15 Novembre 2013 - 14:30

Oria, uno scorcio della Basilica Cattedrale

Oria, uno scorcio della Basilica Cattedrale

Da circa mezzo secolo la Città di Oria vive una volta all’anno l’atteso appuntamento con il Torneo dei Rioni, rievocazione storica incentrata sulla figura dell’imperatore Federico II. Contestualmente alla prima edizione del Torneo la cittadina fu ripartita nei quattro rioni denominati Castello, Giudea, Lama e San Basilio, compagini che nel corso dei decenni sono divenute realtà di aggregazione sociale operative 365 giorni all’anno. La ripartizione in quattro rioni fu effettuata tenendo conto delle aree storiche della città e – in modo corretto – senza la pretesa di proporle quale recupero di realtà già identicamente esistite. Ed è proprio in forza di questo onesto modo scelto dagli iniziatori del Torneo per “inquartare” Oria che ancora oggi possiamo riconoscere culturalmente i rioni, successivamente legittimati anche dall’istituzione comunale.

Nei secoli passati Oria è stata divisa anche in altro modo; ne parlano le carte. Nell’Archivio Vescovile di Oria infatti, precisamente nel carteggio riguardante le confraternite oritane, in un documento del XVII secolo riguardante la Confraternita dell’Immacolata si legge che per gestire l’associazione e per realizzare le dovute opere di carità la congregazione fu divisa in dieci gruppi responsabili delle “decurie seu contrade” in cui la Oria del ‘600 era ripartita; una suddivisione dunque utile per lo svolgimento dei fini assistenziali e associativi curati dalla Confraternita.

La scoperta di questo importante documento e dunque di tale considerevole notizia è merito dell’apprezzato e conosciuto studioso locale Antonio Benvenuto il quale nel 1998 pubblicò questo risultato insieme a tanti altre interessanti notizie nel volume “Le Confraternite in Oria”. In questo volume – che è al momento la più ampia ricerca storica riguardante le realtà confraternali oritane – Benvenuto snocciola anche altri aspetti attenendosi in modo rigoroso a quanto trasmettono le carte.

Ritornando alla scoperta delle “decurie seu contrade” oritane, nelle pagine che Antonio Benvenuto ne dedica, troviamo per ciascuna di esse sia i confini delle singole decurie che anche i nomi dei confratelli incaricati di operarvi. Purtroppo il tempo ha eroso una parte del prezioso documento, lasciando – per ora – nel buio dei secoli i confini e i nomi degli incaricati per la IX e la X decuria.

Oltre alla denominazione di tante zone urbane oritane nel XVII secolo, interessanti sono i rilievi che se ne possono fare dal punto di vista onomastico, con l’analisi di nomi (tra cui spicca per quantità, insolita al giorno d’oggi, il nome “Donato”) e di cognomi, alcuni dei quali tuttora diffusi in Oria. Resta da verificare se tali decurie rispondevano ad una suddivisione civica e quindi istituzionale o ad una suddivisione valida solo per le attività della Confraternita dell’Immacolata.

Non dirò altro al riguardo, suggerendo di approfondire e conoscere le restanti notizie consultando direttamente il piacevole e valido volume di Antonio Benvenuto citato sopra, disponibile nelle due biblioteche pubbliche oritane ovvero la comunale “De Pace – Lombardi” e la diocesana “Alessandro Maria Kalefati”; scopo del presente articolo infatti è solo quello di ricordare la presenza nei secoli passati di queste unità territoriali cittadine e di stimolare la condivisione di questa tessera della nostra storia cittadina.

Oria: quando al posto dei rioni c’erano le decurie

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